giovedì 16 agosto 2012

Bianchi cavalli d’agosto (1975)

di Raimondo Del Balzo


Regia: Raimondo Del Balzo. Soggetto e Sceneggiatura: Raimondo Del Balzo. Produzione: Rusconi Film. Interpreti: Jean Seberg, Frederick Stafford, Renato Cestié, Alberto Terracina, Antonino Faa Di Bruno, Ciccio Ingrassia, Alberto Farnese, Carlo Gaddi, Filippo Fantini, Vanna Brosio, Paola Rosi, Paolo Paolini, Lorenzo Piani, Vittorio Fanfoni. Montaggio: Angelo Curi. Fotografia: Roberto D’Ettorre Piazzoli. Organizzazione Generale: Rolando Pieri. Musiche: Franco Micalizzi. Ispettore di Produzione: Nicola Venditti. Consulente Artistico: Mario Longardi. Adattamneto Dialoghi: Alberto Liberati. Scenografia: Claudio Cinini. Costumi: Franco Carretti. Operatore alla Macchina: Franco Bruni. Aiuto Regista: Vito Bruschini. Interni: Centro Vacanze di Pugnochiuso (FG) - De Paolis/Incir. Girato per gli Esterni a Pugnochiuso.

Renato Cestié e Ciccio Ingrassia

Raimondo Del Balzo (1939 - 1995) è un giornalista che negli anni Sessanta si dedica al cinema come sceneggiatore, ma riscuote un grande successo come regista riportando in voga il genere melodrammatico. Può essere definito il padre del lacrima movie, genere che va di gran moda per un paio di stagioni e vede protagonisti bambini infelici che spesso muoiono per gravi malattie o tragici incidenti. L’ultima neve di primavera (1973) è il suo primo film di successo, seguito da Bianchi cavalli d’agosto (1975), Giorno segreto (1978 - TV), Midnight blue (1979), Un tenero tramonto (1984) e Le prime foglie d’autunno (1988). Il filone praticato da Raimondo Del Balzo vede come precedente L’albero di Natale (1969) di Terence Young, ma il regista italiano si specializza in pellicole strappalacrime interpretate dal bambino prodigio Renato Cestié. Del Balzo muore per un tumore incurabile all’età di 56 anni.

Jean Seberg e Renato Cestié

Bianchi cavalli d’agosto vede protagonista una famiglia americana di Richmond, Virginia, che trascorre una vacanza italiana a Pugnochiuso, in provincia di Foggia, tra le splendide scogliere della costa pugliese, le antichità di Pompei e gli scavi archeologici. Marito e moglie sono in crisi, trascurano il bambino, il padre soffre di vecchi complessi perché non ha avuto affetto dai genitori, non riesce a costruire un dialogo con il figlio e si dedica soltanto agli scavi archeologici. La madre cade nella rete di Aldo, un giornalista - fotografo ospite dell’albergo, e cede alla sua corte, tradendo ancora una volta il marito. Il bambino si sente solo, ma lega con l’amico della madre, ci parla, inventa storie di pirati e fantastica sulla sua vita, infine conosce un ragazzino della sua stessa età. Ciccio Ingrassia è un tenero pescatore che non parla mai, lavora alla sua barca e con le sue reti, ma non pronuncia una sola battuta, si limita ad ascoltare le fantasie del bambino e regala al pubblico un’espressione intensa. “Ma tu non parli mai?”, chiede il bambino. Il pescatore non risponde e ancora una volta si limita ad ascoltare. Tutti i personaggi sono ben descritti psicologicamente da Del Balzo, con un lavoro di scavo psicologico degno di un romanzo: la moglie insoddisfatta che tradisce il marito, il giornalista che avrebbe voluto fare lo scrittore ma non riesce a emozionare con le parole, il padre che non sa trasmettere le sue passioni al figlio e non comunica, il bambino che si sente solo e vive di fantasie. Tecnicamente il film non sarebbe un lacrima movie, ma una pellicola romantica, un melodramma, perché abbiamo il lieto fine, insolito in certe pellicole. Il bambino cade da una scogliera e finisce sulle pietre aguzze della costa, ma i medici riescono a salvarlo ricorrendo a due operazioni.

L'ultima neve di primavera, primo successo di Del Balzo 

Le cose migliori della pellicola sono un’intensa fotografia flou, la musica romantica che pervade ogni sequenza e l’ambientazione pugliese ricca di colore locale. Del Balzo descrive con sapienti pennellate i volti degli uomini di mare, i contadini che frequentano le osterie, ma anche le bianche scogliere e le pareti rocciose a picco sul mare. La sequenza che rimane impressa è il sogno ricorrente del bambino, quasi un leitmotiv: “Verrà a prendermi un cavaliere arabo al galoppo di un cavallo bianco”. Il regista è abile nel presentare un gruppo di cavalieri vestiti di bianco che cavalcano al rallenti sulla spiaggia renosa, costruendo un sapiente mix di musica e immagini. L’andamento della storia è lento, i pensieri fantastici del bambino sono poetici, le incomprensioni familiari conferiscono un tono drammatico alla pellicola. Il finale è la parte più debole, perché l’operazione cui viene sottoposto il bambino poteva essere realizzata con maggiore realismo, inoltre la tensione drammatica non è al massimo. Inatteso il lieto fine con il bambino che si salva dal grave infortunio e i coniugi che riprovano a stare insieme.  

Il disco di Franco Micalizzi, un successo

Il felliniano Antonino Di Faa Bruno è il direttore dell’albergo, mentre un buon ruolo se lo ritaglia il cane Clipper, che salva il bambino da un incidente e chiama in tempo l’amico della madre. Alberto Terracina ha sempre la solita espressione attonita, da fotoromanzo, ma anche Frederick Stafford non è da meno. Bravo Renato Cestié, specialista di questi ruoli. Non male Jean Seberg. Ciccio Ingrassia recita con la sola espressione del volto.

I due bambini

La critica non considera molto il lacrima movie. Paolo Mereghetti omette persino di citare Bianchi cavalli d’agosto, mentre Morando Morandini concede una stella e mezzo, corretta  a due per il successo di pubblico, ma non commenta. Tre stelle per Pino Farinotti, ma pure qui non leggiamo giudizi critici. Marco Giusti, uno dei pochi ad affrontare senza pregiudizi il lacrima movie, apprezza la recitazione di Jean Soberg e di Ciccio Ingrassia. Per lui la pellicola “non è male”. Condividiamo.


Gordiano Lupi

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