mercoledì 5 settembre 2012

I barbieri di Sicilia (1967)


di Marcello Ciorciolini


Regia: Marcello Ciorciolini. Soggetto, Sceneggiatura, Dialoghi: Marcello Ciorciolini, Dino Verde, Roberto Gianviti. Fotografia: Tino Santoni. Aiuto Regista: Giuliano Carnimeo. Effetti Speciali: Gino Vagniluca. Montaggio: Giuliana Attenni. Scenografie: Ennio Michettoni. Musiche: Piero Umiliani. Direttore di Produzione: Sergio Borelli. Produzione: Flora Film - Variety Film, realizzata da Leo Cevenini e Vittorio Martino. Interpreti: Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Carlo Hintermann, Daniela Giordano, Adriana Facchetti, Mario Maranzana, Pedro Sanchez, Enzo Andronico, Franco Pesce, Brizio Montinaro, Claudio Trionfi, Max Turilli, Jean Valmont, Georgia Moll. Interni: Cinecittà. Esterni: Santa Rosalia (Sicilia). Eastmancolor. 

Il dvd De Agostini

I barbieri di Sicilia è un ottimo film di Marcello Ciorciolini, veterano del comico - farsesco ed esperto in Franco e Ciccio movies, che si inserisce nel periodo di maggior successo della coppia sicula. Una pellicola a metà strada tra il genere avventuroso e la commedia, con sprazzi di giallo spionistico e di film bellico, senza trascurare la parodia a Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini. Sessantottesimo film della coppia, il quinto interpretato nel 1967, un grande successo commerciale.


La singolare sfida tra barbieri

Siamo a Santa Rosalia, in Sicilia, nel luglio del 1943, poco prima dello sbarco alleato. Franco Lopersico (Franchi) è un barbiere per uomo, Ciccio Lopersico (Ingrassia) è un parrucchiere per signora, entrambi sono innamorati della bella Rosina (Giordano), difesa da un’orribile zia (Facchetti) che controlla la sua verginità. Un soldato americano, il capitano Steve Minasi (Valmont), viene paracadutato in Sicilia per spiare le mosse del colonnello Otto Von Krauss (Hintermann), detto La Iena di Norimberga, ufficialmente a Santa Rosalia per riposare insieme alla moglie Erika (Moll). Il colonnello tedesco in realtà è in compagnia anche di due scienziati incaricati di costruire un ordigno bellico che dovrebbe fermare lo sbarco alleato. Il capitano Minasi viene presentato in paese come Stefano Minasi, nipote del parroco Don Liborio e il mafioso Don Calogero (Maranzana) obbliga Ciccio ad assumerlo come aiutante. In realtà il suo compito è quello di indagare e riferire in merito ai piani del colonnello, tramite una radiotrasmittente inserita nel confessionale del finto zio.

Lina Franchi e il sindaco Enzo Andronico

La trama è una scusa per presentare una serie di scenette da avanspettacolo, commedia all’italiana a base di scambi di coppie, camere e persone, stile pochade, molte sequenze di umorismo mimico e verbale. Alcune parti si ricordano con piacere. Vediamole. Il duello tra Franco e Ciccio, il primo impugna un rasoio, il secondo un ferro per arricciare i capelli. Franco si brucia una mano afferrando l’attrezzo e subito dopo grida: “Sono il Muzio Scevola dei barbieri!”. Ciccio bacia il ferro e si brucia pure lui. Franco fa la barba a un mafioso e gli taglia mezzo baffo, mentre Ciccio tagliuzza il volto del boss e prende a ceffoni il suo aiutante ogni volta che sbaglia. Mafioso: “Ti fece la barba uno dei cugini Lo Persico?”. Boss: “E perché a te, no?”. Ciccio finge di sapere il francese: “Garçon, dal francese piccioton!”. Franco tira fuori un pettine quasi privo di denti: “Lo devo portare dal dentista!”. Il torneo di bocce è un pezzo di puro avanspettacolo, con Ciccio che vince ricorrendo all’imbroglio, ma ancora più divertente è la partita con il colonnello tedesco che vede una bomba camuffata da boccia. Franco: “Questa volta il prosciutto lo vinco io!”. Ciccio: “Sarebbe la prima volta che un salame vince un prosciutto!”. Rosina viene definita da un Franco innamorato come “la dea dell’olimpico e la Minerva dei cerini”. Lo scambio di camere e di coppie che coinvolge Franco e Ciccio, il colonnello Von Krauss e signora è da antologia del comico. Finisce a ceffoni, in bagarre, come era lecito attendersi. “C’è una iena nel mio letto!”, grida Franco. Franco che rade Von Krauss a velocità ultrarapida schizzando schiuma sui presenti è un’altra sequenza magistrale. Il rapimento di Rosina è una scena da commedia all’italiana con il classico scambio di persona che finisce con il rapimento della bruttissima zia. Il finale vede la tipica fuga alla Charlot, ma anche stile Stan Laurel e Oliver Hardy, della coppia comica, quando il boss mafioso li vorrebbe obbligare a sposare l’orribile zia di Rosina. 


Il film si basa su una serie di equivoci, dalle bocce che colpiscono la jeep del colonnello tedesco che pensa a un attentato, ai sospetti che Von Krauss nutre sui due cugini ritenendoli “troppo stupidi per essere veri”. Ottima la suspense comica, divertenti le battute e le situazioni da avanspettacolo, grandi le smorfie da clown di un Franco Franchi in piena forma. Il finale vede i due cugini riconosciuti come eroi dagli statunitensi, dopo aver rischiato di fucilarli vestiti da tedeschi. Franco e Ciccio aprono un nuovo negozio: “Il salone degli eroi”, che abbandonano per evitare il matrimonio di uno di loro con la bruttissima zia di Rosina.

Franco e Ciccio - nel finale - travestiti da nazisti

Tra gli attori del cast minore citiamo Enzo Andronico, senza barba e con cappello sulle ventitré, nei panni del sindaco di Santa Rosalia. Bravo Mario Maranzana come boss mafioso. Diligenti le donne, anche se poco importanti nell’economia del film. Georgia Moll (il suo vero nome è Giorga, nativa di Pordenone, molto attiva nei Caroselli anni Sessanta e in alcune pellicole del periodo storico) è più sexy di un’anonima Daniela Giordano (Miss Italia 1966, migliore in altre pellicole, ma ha soltanto 19 anni ed è al primo film), mentre Adriana Facchetti è bravissima nei panni della zia di Rosina. Carlo Hintermann è un credibile nazista, mentre Jean Valmont è attore da fotoromanzo. Da citare le belle musiche di Piero Umiliani che inserisce pezzi tratti da Il barbiere di Siviglia, in chiave comica. Giuliano Carnimeo - futuro autore di commedie sexy e di cinema western -  è aiuto regista.

Mario Maranzana, il boss Don Calogero

Morando Morandini concede due stelle di critica e tre per il giudizio del pubblico: “Interessante testimonianza sul costume italiano degli anni Sessanta. Avanzando il film cresce e mette allegria”. Pino Farinotti concede due stelle ma come spesso accade non motiva. Paolo Mereghetti stronca senza pietà. Soltanto una misera stella: “Sdrammatizzante contaminazione tra il genere bellico e Il barbiere di Siviglia”. Inutile dire che non condividiamo. I barbieri di Sicilia è un film da recuperare.


Gordiano Lupi

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