giovedì 20 settembre 2012

Mia nipote…. La vergine (1969)

di Eberhard Schroeder


Regia: Eberhard Schroeder. Soggetto: Liberamente tratto dalla novella Yvette di Guy De Maupassant. Sceneggiatura: Werner P. Zibaso. Fotografia: Klaus Werner. Scenografia: Hertha Hareiter. Montaggio: Herbert Taschner. Musica: Gert Wilden. Direttore di Produzione: Ludwig Spitaler. Produzione: Wof C. Hartwig per U.V.M. Cinematografica, Rapid Film e Hape Film. Distributore italiano: Delta. Interpreti: Ruth Maria Kubitschek, Edwige Fenech, Fred Williams, Rainer Penkert, Karl Walter Diess, Ini Assmann, Valerie Antelmann, E. O. Fuhrmann, Robert Naegele, Ann Hellstone, Isolde Lehner, Hansi Lohmann, Laurence Bien, Dean Finnie, Frank Müller-May, Thomas Hock. 


Mia nipote… La vergine (titolo originale: Madame und ihre Nichte) è un film interessante per chi si occupa di cinema di genere italiano perché vede interprete principale una giovanissima Edwige Fenech, non ancora nota al grande pubblico. La pellicola adesso è reperibile, quindi posso colmare una lacuna, presente in molti testi, primo tra tutti il mio Le dive nude - Il cinema di Edwige Fenech e Gloria Guida (Profondo Rosso, 2006), dove non mi pronunciavo su un film che non ero riuscito a vedere.


Mia nipote… La vergine è una buona commedia erotica, che gioca furbescamente sul titolo, ponendo in risalto La vergine, ma che non presenta grande quantità di elementi morbosi. La storia è solida, basata sulla novella Yvette di Guy De Maupassant, ben girata e ambientata in tempi moderni, dal regista tedesco Eberhard Schroeder. Yvette (Fenech) è la figlia di Olga (Kubitschek), donna dai facili costumi che conduce una vita agiata come amante di un conte. Olga è molto giovanile, non vuole essere chiamata mamma da Yvette, la presenta come nipote, spesso la vede come una rivale e le contende gli amanti. Il conte muore mentre fa l’amore con Olga, il castello dorato rischia di crollare, ma ci pensa Yvette a far innamorare Peter (Williams), giovane figlio del nobile. La donna si fa aiutare da un ex amante medico e orchestra alcune situazioni che fanno cadere l’uomo nella rete. Yvette è figlia di cotanta madre, pure lei è una donna vissuta che sa circuire i ricchi e sfruttare le situazioni, nonostante la giovane età. Tra l’altro il figlio del conte viene adescato prima dalla madre e poi dalla figlia, anche se finisce per sposare Yvette, vestita in minigonna bianca, che lo conquista dopo aver messo in scena un finto suicidio. Tutto finisce secondo i piani prestabiliti, come dice sorridendo la stessa Yvette.


Il film è recitato molto bene da un cast di attori in forma, la sceneggiatura di Werner P. Zibaso non presenta buchi e armonizza la scarna parte erotica con numerosi momenti comici. Ruth Maria Kubitschek fa la parte del leone nelle sequenze sexy, ma Edwige Fenech non è da meno, al punto che la solerte censura taglia alcune scene giudicate troppo esplicite. La Fenech indossa vestiti molto sensuali, minigonne dai colori sgargianti, si fa fotografare in pose da donna fatale e si abbandona ad alcune scene erotiche permeate di comicità. In ogni caso mostra pochissimo, al massimo un seno nudo, una mano che si allunga sulle sue gambe nude mentre guida l’auto, alcuni rapporti erotici avvinghiata al suo amante.


Visto con gli occhi dello spettatore contemporaneo il film non meriterebbe neppure un divieto ai minori di anni 14, ma al tempo lo vietarono ai 18 e non fu facile ottenere il visto censura. Il dvd in circolazione mostra nella sezione extra le varie scene tagliate per consentire la distribuzione nei circuiti ufficiali. Molte sequenze risentono del tempo passato, tra questi diversi momenti psichedelici, lunghe sequenze in discoteca, alcune considerazioni sui figli dei fiori e sulla droga. Alcune scelte di regia sono sperimentali e azzardate, come quando Schroeder decide di inquadrare i cerchi di un’auto per dare l’idea del movimento e del passare del tempo.  


Un film godibile, puro cinema di genere, che consigliamo a tutti gli amanti della commedia erotica e ai fan della bella Edwige Fenech. Top sensation (1969) di Ottavio Alessi è molto più spinto come erotismo, ma risulta più datato come tipologia di storia.

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