venerdì 4 gennaio 2013

I soliti ignoti vent’anni dopo (1985)

di Amanzio Todini


Regia: Amanzio Todini. Presentato da: Mario Monicelli. Soggetto e Sceneggiatura: Age, Suso Cecchi D’Amico, Amanzio Todini. Fotografia: Pasqualino De Santis. Scenografia: Emilio Baldelli. Costumi: Andrea Viotti. Montaggio: Ruggero Mastroianni. Colonna Sonora: Nino Rota. Direzione Orchestra: Bruno Moretti. Organizzazione Generale: Nicola Venditti. Aiuti Regista: Donatella Maiorca, Valerio Giannetti. Operatore: Franco Bruni. Fotografo di Scena: Federico Bassano. Effetti Speciali: Giovanni Corridori. Produzione: Silvia D’Amico Bendicò e Carlo Cucchi per Excelsior Film TV e Medusa Distribuzione. Teatri di Posa: Stabilimenti R.P.A. Elios. Colore: Fotocinema Spa. Interpreti: Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Tiberio Murgia, Clelia Rondinella, Giorgio Gobbi, Gina Rovere, Francesco De Rosa, Alessandra Panelli, Alessandro Gassman, Giovanni Lombardo Radice, Pasquale Africano, Rita Savagnone, Concetta Barra, Luciano Bonanni, Aurelio Egidi, Mario Maffei, Franca Scagnetti, Natale Tulli, Mimmo Poli, Salem Badr, Victor Cavallo, Ennio Fantastichini, Gianpaolo Penco, Angelo Mammetti, Mario Rovi e il suo complesso. 


Amanzio Todini (Roma, 1947 - 1995) è il figlio di Bruno Todini, organizzatore generale e produttore esecutivo per la Lux e la Ponti - De Laurentiis. Assistente e aiuto regista di Monicelli e altri registi della commedia all’italiana. Sceneggiatore di un pugno di pellicole. Debutta alla regia con I soliti ignoti vent’anni dopo (1985), con la benedizione del maestro Monicelli, ma resta il suo unico lungometraggio per il cinema. Il suo secondo lavoro da regista è la serie di telefilm Nontuttorosa (1987).  Scompare a soli 48 anni. (Fonte: Roberto Poppi - I registi italiani - Gremese).


I soliti ignoti vent’anni dopo arriva sugli schermi ventisette anni dopo I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli e ventisei anni dopo Audace colpo dei soliti ignoti (1959) di Nanni Loy e rappresenta un’evitabile occasione di sfruttare un successo. Tra gli attori della serie storica rivediamo solo Mastroianni, Gassman e Murgia, che si danno da fare per risollevare una sceneggiatura priva di fantasia e una regia piatta, ma non bastano a dare un senso al film. Protagonista principale è Marcello Mastroianni (nei panni di Tiberio), che dopo aver scontato molti anni di galera ritrova una Roma profondamente cambiata. Non ci sono più le lucciole, i prati, i quartieri che ricorda, persino la moglie Teresa (Rovere) non è rimasta ad attenderlo e si è accasata con un burino che la mantiene. Rivede il figlio Brunino (Gobbi), lo scopre gay, ma nel corso del film - per la gioia del padre - cambia gusti sessuali e si fidanza. Tiberio contatta Ferribotte (Murgia) e Peppe Er Pantera (Gassman) per compiere un nuovo colpo. I tempi sono cambiati anche nel crimine, non vanno più per la maggiore furti e rapine, ma si esporta valuta all’estero. Molte le vicissitudini, che non è il caso di raccontare in dettaglio, ma tutto finisce male, questa volta addirittura in tragedia. I nostri eroi si trovano invischiati in un non voluto traffico di droga e nell’ultima sequenza del film Er Pantera viene freddato da un sicario dei malviventi (Alessandro Gassman).


I personaggi sono quasi tutti macchiette monodimensionali, come dire che a distanza di quasi trent’anni Todini, Age e D’Amico compiono il percorso inverso di Monicelli per riportare la commedia all’italiana a livelli di farsa. Attori dilettanti come Francesco De Rosa - che cerca di imitare Totò - nei panni di Augusto, il figlio di Dante Cruciani, infastidiscono non poco. Clelia Rondinella, la donna che si innamora di Brunino e lo stesso Giorgio Gobbi nella parte del figlio di Tiberio sono patetici. Concetta Barra è la signora Italia e pure su di lei dobbiamo stendere un pietoso velo. Gina Rovere se la cava nel ruolo di moglie di Tiberio, mentre Rita Savagnone (sorella di Ferribotte) non ha niente a che vedere con Claudia Cardinale. Bravissimi Marcello Mastroianni e Vittorio Gassman, non è una sorpresa, buona l’interpretazione di Tiberio Murgia, questa volta succube della sorella. Ci sono anche Victor Cavallo (portiere d’albergo) e il figlio di Gassman in uno dei suoi primi ruoli. Le cose migliori del film sono le citazioni esplicite tratte da I soliti ignoti, i filmati inseriti nella storia a mo’ di ricordi, ma anche una colonna sonora suadente, nostalgica e romantica composta da Nino Rota che ricorda la musica del felliniano Otto e mezzo. Da salvare un tentativo di descrizione del cambiamento dei tempi, con le donne diventate indipendenti (“Le femmine d’un tempo sono un ricordo!”, dice Murgia), l’ambiente malavitoso radicalmente cambiato e la vita quotidiana che prende ritmi diversi. Mastroianni cita la sequenza del furto della macchina fotografica al mercato grazie a un finto braccio ingessato. La sceneggiatura è piena di buchi, nonostante sia scritta da Age e Suso Cecchi D’Amico. Forse il regista ci mette del suo…Il montaggio è lento, prevedibile; la fotografia a colori anonima; il film è fiacco e senza nerbo. Il finale con la morte de Er Pantera, un treno che passa e i titoli che scorrono è la triste conclusione di una pellicola inutile. Todini inserisce il morto, immancabile nella serie, ma certo in maniera più prevedibile e meno drammatica di Monicelli e Loy.


Pino Farinotti concede due stelle: “Triste conclusione di un mito cinematografico”. Due stelle anche per Morando Morandini: “Una commedia lenta e troppo analitica nella ricostruzione dell’ambiente e nella caratterizzazione dei personaggi. Non sempre felici le trovate comiche, incespicate nel ritmo, si riscatta nel finale. Rischioso voler ripetere un successo”. Paolo Mereghetti concede una stella e mezzo: “In realtà di anni ne sono passati quasi trenta e di soliti ignoti ne sono rimasti solo tre, patetici e malandati. Operazione nostalgia prevedibilmente tragicomica, con annessa celebrazione della mala di una volta. Inutile. I titoli di testa cominciano con un cartello dove si dice che il film è presentato da Mario Monicelli”.



Per completare gli emuli de I soliti ignoti dobbiamo andare negli USA. Crackers (1984) - uscito da noi come I soliti ignoti made in USA - di Louis Malle, interpretato da Donald Sutherland, Jack Warden, Sean Penn, Wallace Shawn, Larry Riley, Christine Baranski, Trinidad Silva. Si tratta proprio di un remake in salsa americana, perché è la storia di un ex guardiano che improvvisa una gang di scalcinati ladruncoli per derubare il proprietario del banco dei pegni. La cassaforte è vuota e il colpo finisce attorno a un tavolo a mangiare salmone, con il capo banda che pontifica sull’amicizia. I soliti ignoti ambientato a San Francisco, sceneggiato da Jeffrey Friskin e girato da uno svogliato Malle. Christine Baranski è la Claudia Cardinale targata USA. Pessimo. 


Gordiano Lupi

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