mercoledì 10 luglio 2013

Tempi nostri - Zibaldone n.2 (1954)



di Alessandro Blasetti



Regia: Alessandro Blasetti. Soggetto: Achille Campanile, Silvio D'Arzo, Agenore Incrocci, Giuseppe Marotta, Alberto Moravia, Marino Moretti, Ercole Patti, Vasco Pratolini, Anton Germano Rossi, Furio Scarpelli. Sceneggiatura: Giorgio Bassani, Alessandro Blasetti, Suso Cecchi d'Amico, Sandro Continenza, Eduardo De Filippo, Vasco Pratolini, Claude-André Puget. Fotografia: Gabor Pogany. Montaggio: Mario Serandrei. Scenografia: Guido Fiorni. Costumi: Dario Cecchi, Veniero Colasanti. Musiche: Alessandro Cicognini, Gorni Kramer, Giulio Cesare Sonzogno. Produzione. Italia/ Francia. Durata: 131' (esiste una versione breve di 92'). Bianco e Nero. Interpreti episodi. Il bacio: Dany Robin, Francoise Perier. Gli innamorati: Andrea Checchi, Alba Arnova. Scusi ma...: Alberto Sordi, Enrico Viarisio. Mara: Yves Montand, Daniéle DelormeIl pupo: Lea Padovani, Marcello Mastroianni. Scena all'aperto: Vittorio De Sica, Elisa Cegani. Casa d'altri: Michel Simon, Sylvie. Don Corradino: Vittorio De Sica, Vittorio Caprioli, Eduardo De Filippo, Maria Fiore, Marilyn Buferd, Turi Pandolfini. La macchina fotografica: Totò, Sophia Loren, Mario Castellani. Canzoni: Quartetto Cetra.



Alessandro Blasetti dirige Tempi nostri - Zibaldone n. 2 (1954), un film a episodi a tematica erotica tartassato dalla censura, dopo il successo di Altri tempi - Zibaldone n. 1 (1952), uno dei primi film a episodi del cinema italiano, realizzato per festeggiare i 25 anni di carriera. Non è un lavoro omogeneo, ma rivisto a distanza di sessant'anni pare invecchiato molto bene ed è ancora una fotografia realistica dell'Italia del secondo dopoguerra. Il film circola in due versioni, ma quella originale dura 131 minuti, comprende anche le tre brevi farse introduttive, intervallate da canzoni alla moda intonate dal Quartetto Cetra e Gorni Kramer: Il bacio, Gli innamorati e Scusi, ma.... La versione ridotta a 92 minuti, conserva solo l'ultimo episodio farsesco - a tratti surreale - interpretato da Totò e Sophia Loren, intitolato La macchina fotografica.



I migliori autori della letteratura italiana contemporanea forniscono interessanti soggetti a Blasetti per costruire un film che resta in fragile equilibrio tra la commedia, i momenti sentimentali e alcune cadute nel melodrammatico. Poche le sequenze datate e in ogni caso non risultano inutili, ma funzionali alla storia, oltre a rappresentare preziosi documenti d'epoca. Blasetti è regista modernissimo nel breve episodio Il bacio, quando si ispira a Bergman, dà voce ai pensieri dei due innamorati che si baciano e vagano con la mente verso considerazioni per niente sentimentali. Il bacio deriva da un'idea originale dell'umorista Achille Campanile.  


Gli innamorati è dello scrittore erotico Ercole Patti, ma qui si tratta di una breve divagazione ironica, uno scherzo su come possono litigare su inezie due fidanzati. Scusi, ma... affronta il delicato tema del tradimento femminile e le idee di Anton Germano Rossi precorrono i tempi. Alberto Sordi non interpreta ancora il personaggio completo da italiano medio, ma la sua caratterizzazione deriva dalle macchiette radiofoniche. Mara è un episodio scritto da Pratolini, autore di Cronache di poveri amanti, leggermente retorico e sentimentale, ma fornisce un quadro d'epoca sulle difficoltà di vivere nella povera Italia degli anni Cinquanta. Un maestro innamorato (il cantante Yves Montand, voluto dalla produzione francese) salverà una ragazza dalla via della prostituzione. Citazioni cinematografiche a non finire, sopratutto Charlie Chaplin e il periodo del muto. Il pupo è di Alberto Moravia, segmento di carattere sentimentale e persino melodrammatico, ambientato nelle borgate romane, dove Mastroianni e Padovani sono due poveracci che vorrebbero abbandonare un neonato perché sanno di non potergli assicurare un futuro.

 

Scena all'aperto, del poeta Marino Moretti, addirittura sceneggiato da Ennio Flaiano, è una dolce storia d'amore tra due anziani nobili decaduti, ma è anche puro metacinema, ambientato a Cinecittà, nel mondo delle comparse. Casa d'altri, tratto da quel piccolo capolavoro di Silvio D'Arzo, autore da riscoprire, mai abbastanza celebrato, ed è un segmento melodrammatico che vede un prete di montagna alle prese con una povera lavandaia che medita il suicidio. Don Corradino è di Giuseppe Marotta, con dialoghi di Eduardo De Filippo, due cantori della napoletanità senza pari. Vittorio De Sica è lo sciupafemmine partenopeo che non si accorge dell'amore di una ragazza che considera come una figlia.

La filosofia napoletana viene fuori con prepotenza, ma a tratti pure Proust fa capolino: "Il tempo che si perde è sempre il migliore". Maria Fiore dà vita a un personaggio di ragazza libera, una femminista ante litteram, mentre De Sica è il tipico maschio italiano anni Cinquanta che non si tira mai indietro di fronte alle donne. La macchina fotografia è uno scherzo finale, un surreale episodio comico - erotico, molto teatrale, dove Totò mostra tutta la sua bravura e Sophia Loren viene inquadrata in provocanti pose che inquietano la solerte censura. Antonio Blasetti (1900 - 1987) è ancora una volta un precursore, non a caso viene definito il padre del moderno cinema italiano, oltre a essere il regista per eccellenza del cinema fascista (insieme a Mario Camerini). Inventa il cinema a episodi, così come, alcuni anni dopo, sarà il primo a girare reportage erotico (Europa di notte, 1958), aprendo la strada ai mondo movies di Gualtiero Jacopetti. Tra gli altri meriti di Blasetti ricordiamo l'uso del sonoro e l'apertura verso la televisione, ma anche il coraggio di aver saputo affrontare tematiche erotiche, al tempo molto osteggiate dalla censura.  

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