domenica 5 gennaio 2014

Caruso Pascoski – Di padre polacco (1988)



di Francesco Nuti

 
Regia. Francesco Nuti. Soggetto e Sceneggiatura. Giovanni Veronesi, David Grieco, Francesco Nuti. Fotografia: Gianlorenzo Battaglia. Montaggio: Sergio Montanari. Musiche: Giovanni Nuti. Tema Musicale. Giulia non lo sa. Durata: 103’. Genere. Commedia. Girato: Firenze - Roma. Divieto minori anni 14. Produttori: Mario e Vittorio Cecchi Gori, Gianfranco Piccioli, Giorgio Leopardi. Case di Produzione: Cecchi Gori Group Tiger Cinematografica, Unione Cinematografica. Distribuzione: Columbia Tristar Films Italia. Interpreti: Francesco Nuti, Clarissa Burt (doppiata da Simona Izzo), Ricky Tognazzi, Novello Novelli, Carlo Monni, Antonio Petrocelli, Giovanni Nannini, Maurizio Frittelli, Lorenzo Ariani, Umberto Angelucci, Gianna Sammarco (Giovanna Toccafondi), Margherita Nuti, Narcisa Bonati, Giovanni Veronesi, Luigi Frosali, Massimo Salvianti, Patrizia Corti, Barbara Enrichi, Alfredo Marazzi, Isaac George, Angela Parmegiani, Claudio e Daniele Pelli, Luciano Lami, Ugo Bencini, Lorenzo Del Re, Davide Menna, Ginevra Landi, Emanuel Pecchioli, Melissa Blanchard, Cinzia Lascialfari, Sandro Lizzo, il cane Alano. 


Caruso Pascoski (Nuti) è un giovane fiorentino, con una madre oppressiva e un padre di origine polacca che non parla mia, legge solo il giornale e scuote il capo. Fidanzato da sempre con Giulia (Burt), con la quale ha trascorso infanzia e adolescenza, finisce per sposarla. Matrimonio d’amore, unione felice, almeno in apparenza; Caruso ama la moglie e vive facendo lo psicoanalista, in mezzo a tanti casi assurdi. Arriva la crisi, improvvisa come un temporale estivo, perché un brutto giorno Giulia scompare e chiede il divorzio, senza un motivo apparente. Non lo ama più - almeno così pare - e si è fidanzata con un suo paziente (Edoardo) che lui definiva omosessuale latente. Caruso resta solo con l’amico avvocato (Petrocelli), si ubriaca, viene spesso arrestato dal maresciallo dei carabinieri (Novelli), continua a lavorare. Caruso pare dimenticarsi di Giulia, intreccia alcuni rapporti femminili, ma è lei a tornare, proprio il giorno in cui dovrebbero ratificare il divorzio. Caruso e Giulia diventano amanti, si vedono nei luoghi più strani, soprattutto nei bagni femminili di un cinema. Alla fine i due tornano a vivere insieme, perché Edoardo capisce di essere omosessuale (il problema è che la prima volta vuole farlo con Caruso), ma il sospetto che Giulia possa andarsene rimane.


Francesco Nuti affronta con leggerezza ma anche con pennellate di pura poesia il tema dell’abbandono. Un amore che dura da una vita viene improvvisamente messo in crisi da una variabile imprevista. Musiche stupende di Giovanni Nuti, struggente Il tema di Giulia, ma addirittura epocale il trasgressivo e dissacrante Puppe a pera che scorre insieme ai titoli di coda (una tantum seguiti da tutti!). Il film è zeppo di trovate comiche a metà strada tra l’assurdo e il surreale che fanno propendere per la definizione di commedia grottesca. Molta farsa e comicità slapstick, da cartone animato, che non stona con le sequenze più delicate, né con la stupenda fotografia fiorentina che immortala location suggestive. Il film ha la capacità di passare dal registro farsesco più sconclusionato e folle a un clima da commedia sofisticata, quasi sentimentale. 

 
L’incipit è memorabile, perché Nuti realizza una rapida storia d’Italia dal 1959 agli anni Settanta per comiche pennellate, seguendo le fasi della storia d’amore con Giulia. Le canzoni anni Sessanta lasciano il posto a Paoli, Baglioni e Cocciante, tra ragazzi si fa il gioco della bottiglia, il padre legge L’Unità, lui Le Ore e si tocca al bagno con la madre che disapprova. Fantastica la trovata del bacino che Nuti vorrebbe dare a tutti quando è ubriaco, soprattutto al maresciallo Novelli che l’arresta imitando ironicamente il video messaggio di Ruggero Perugini rivolto al Mostro di Firenze. I pazienti di Caruso sono comicità slapstick allo stato puro, pezzi da cinema muto: la finta Marylin Monroe, i gemelli, il nero che si butta dalla finestra, il russatore folle. Fuori dallo studio incontra un barista pazzo (Frosali) con cui dà vita a una serie di scambi comici notevoli. 


Pure le battute con l’avvocato sono divertenti: “La mortadella è comunista, il salame è socialista, il prosciutto è democristiano… la finocchiona è radicale”.  I colloqui con il paziente che gli porta via la moglie, un bravo Ricky Tognazzi già con lui in Son contento (1983), sono grandi pezzi comici: “Il marito due palle, televisione, pantofole, due palle…”. Il bambino con la pistola giocattolo che lo minaccia mentre lui lo prende a badilate, ma anche la finta sparatoria al supermercato sono due parti efficaci di comicità fumettistica. Altri momenti clou: il ralenti surreale nel bagno quando prova a impugnare la pistola, la sfida con il barista a chi beve di più, le strambe amanti per dimenticare, gli incontri nel cinema travestito da donna, l’amore in ascensore, la macchietta della penna che non scrive al momento di firmare il divorzio, la pattonata con la Burt in piazza del Duomo. Indimenticabile la parte da gay quando Nuti entra nel bagno delle donne annunciando tra ammiccamenti vari: “Io so’ frocio, io so’ frocio…”.


Clarissa Burt (Filadelfia, 1959), modella statunitense, è una scoperta di Francesco Nuti che intreccia con lei un breve rapporto sentimentale, ma soprattutto la lancia nel mondo del cinema. Recentemente è diventata cittadina italiana e - purtroppo - l’abbiamo vista impegnata in tristissimi reality show. Ricky Tognazzi è molto bravo e lo dimostra persino in un ruolo ingrato. Divertenti i caratteristi, soprattutto Novello Novelli e Carlo Monni. Il futuro regista - e in questo caso sceneggiatore - Giovanni Veronesi recita un cammeo nei panni di un intellettuale che si vede schiacciare gli occhiali in biblioteca da un collerico Nuti. 


Roberto Cozzuol su Italia Film 1960 - 1990, imprescindibile gruppo Facebook dedicato al cinema italiano, ricorda: “Giovanni Veronesi racconta di come il processo di sceneggiatura si sviluppò a Los Angeles, dove il gruppo si spostò in una villa pagata dai produttori per trovare ispirazione. Nuti voleva fare un film assolutamente comico, il più divertente di sempre, e concesse molto alla farsa beccandosi le stroncature della critica, che ovviamente non vide di buon occhio le concessioni alla risata facile. Piccioli (il produttore) voleva fare i provini per l’attrice da scegliere come coprotagonista, nonostante Nuti fosse convinto che Clarissa Burt (sua fidanzata, al tempo) fosse già la migliore scelta possibile. Nuti non diceva fosse sbagliato far provini ma nicchiava, e alla fine riuscì a imporre la Burt, che si rivelò perfetta per la parte. Il figlio di Pascoski (chiamato Paskoskino nei titoli di coda) è in realtà Margherita Nuti ovvero la nipote di Nuti, che racconta come da piccola tutti i compagni di scuola le chiedevano di firmare gli zainetti col nome di Pascoskino! La scena del bacio tra Ricky Tognazzi e Clarissa Burt dev’esser stata parecchio curiosa, visto che Nuti (che si era appena messo con Clarissa) era geloso di lei e vegliava, ma anche Simona Izzo (che si era appena messa con Ricky e che doppiava Clarissa nel film) era gelosa di Ricky e vegliava pure lei...”. Interessante. Francesco Nuti porterà di nuovo sul grande schermo il personaggio dello psicanalista ne Caruso zero in condotta (2001), il suo ultimo film da regista, che non ha niente a che vedere con Caruso Pascoski. Solo un finto sequel, un mix di diversi personaggi. Insuccesso totale, di pubblico e di critica. 


Rassegna critica. Paolo Mereghetti (una stella): “Pretenziosa operina da quattro soldi, con battute di poco spirito, irritanti e volgari. Il comico toscano versa in brutte condizioni, molto meglio Ricky Tognazzi”. Cosa gli avrà fatto Francesco Nuti al Mereghetti per trattarlo così male? Eravamo tutti scemi, noi ragazzi degli anni Ottanta a stravedere per il cinema di Nuti? Soprattutto, continuiamo a essere dei pazzi scatenati nel ricercare questi film, rivederli e scriverci sopra anche dei tentativi di critica? Meglio Pino Farinotti che concede due stelle e afferma: “La commedia è, come le precedenti di Nuti, appesantita dal narcisismo del comico toscano. Ma parecchie trovate sono di buona lega. Ricky Tognazzi riesce a districarsi con imprevista abilità tra le pieghe di un ruolo ingrato”. Morando Morandini (due stelle per la critica, tre per il pubblico): “Staccato dalla protettiva regia di Ponzi, Nuti impernia i suoi film sulla precarietà della coppia e sul mistero della donna, pianeta da esplorare. Punta sulla gag visiva, mescola i toni con la furia di un nevrotico narcisismo attoriale. Ma ha il fiato corto”.  


In ogni caso, un grande successo di pubblico. 
Per approfondire - senza pregiudizi - la figura di Francesco Nuti, consigliamo Francesco Nuti – la vera storia di un grande talento di Matteo Norcini (Ibiskos).

Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

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