lunedì 13 gennaio 2014

Che? (1972)


di Roman Polanski


Titolo internazionale: What?. Regia: Roman Polanski. Soggetto e Sceneggiatura. Roman Polanski e Gerard Bruch. Fotografia: Marcello Gatti, Giuseppe Ruzzolini (Technicolor). Montaggio: Roberto Silvi. Girato: TODD AO 35. Scene e Ambientazione: Aurelio Grugnola. Arredamenti: Franco Fumagalli. Costumi: Adriana Berselli. Direttore di Produzione: Mara Blasetti. Produttore Esecutivo: Andrew Braunsberg. Produzione: Carlo Ponti. Interni: Villa Carlo Ponti Costiera Amalfitana, Cinecittà spa. Aiuto Regista: Tony Brandt. Operatore alla Macchina. Otello Spila. Musiche: Quartetto per archi “La morte e la fanciulla” di F.Schubert, Sonata a 4 mani KV497 di W. A. Mozart, Sonata “Al chiaro di luna” si L. Van Beethoven, eseguite da Claudio Gizzi. Doppiaggio: Cooperativa Italiana Doppiatori, diretta da Riccardo Cucciolla. Paesi Produzione: Italia (Comapgnia Cinematografica Champion spa), Francia (Les Films Concordia), Germania (Dieter Geissler Produktion). 

 
Interpreti: Marcello Mastroianni, Sydne Rome, Romolo Valli, Hugh Griffith, Guido Alberti, Carlo Delle Piane, Giancarlo Piacentini, Mario Bussolino, Henning Schlueter, Christiane Barry, Pietro Tordi, Nerina Montagnani, Mogen Von Gadon, Dieter Hallerverden, Elisabeth Witte, Franco Pesce, Livio Galassi, Alvaro Vitali, Luigi Bonos, Carla Mancini.


Che? È un film originale sotto ogni punto di vista. Una commedia grottesca liberamente ispirata ad Alice nel paese delle meraviglie, versione per adulti, rivista e corretta in chiave erotico - perversa. Non sono originale. È stato detto e scritto da tutta la critica italiana. Nancy (Rome) è una turista statunitense in vacanza sulla costiera amalfitana che sfugge a un tentativo di stupro da parte di quattro malintenzionati (c’è anche Delle Piane) che le avevano dato un passaggio. Raggiunge una villa (proprietà di Carlo Ponti) a picco sul mare, dove incontra una serie di tipi assurdi che vivono tra quelle mura in attesa della morte del ricco padrone. 


Tra i personaggi più eccentrici: un pappone allupato (Mastroianni), un amministratore sessuofobo che ricorda il suo amore per il piano (Valli), due giovanotti che la invitano a pranzo (c’è anche Polanski), un prete che fa il bagno in mare, un assurdo imbianchini che le dipinge una coscia di azzurro (Vitali), un padrone in fin di vita con la passione per le donne e per i quadri (Griffith). La ragazza, ingenua e incapace di rendersi conto di ciò che le accade, vaga seminuda per casa con un diario dove annota gli eventi, diventando preda di assurdi approcci erotici. Il tono della commedia è grottesco, a tratti surreale, molto vicino al teatro di Beckett e Ionesco, e procede per simboli. Il sesso è il primo tabù che Nancy - Alice deve sfatare nella sua discesa in questo infernale paese delle meraviglie.  

 
Sydne Rome è al primo film importante, diretta da un regista come Polanski e mostra tutta la sua bravura oltre a una bellezza da ventunenne. Si tratta del lancio internazionale in una produzione targata Carlo Ponti, al settimo film, visto che recitava dal 1969 e che a meno di diciotto anni aveva debuttato in Alcune ragazze lo fanno (1969) di Ralph Tomas. Protagonista assoluta di ogni scena, se la cava con autorità, doppiandosi da sola con accento americano, nuda ma mai maliziosa, un’espressione di eterna meraviglia disegnata sul volto.  Non è da meno un grande Marcello Mastroianni che interpreta un assurdo pappone, presunto sifilitico e omosessuale, praticante masochista e molto attratto dalla ragazza. 

 
Romolo Valli regala una partecipazione speciale molto interessante, pure lui beccato con le mani nella marmellata (eufemismo) mentre la ragazza dorme. Tutti gli attori - persino il regista - recitano ruoli sopra le righe nel panorama di una stupenda location amalfitana che mette in scena una caccia alle tette di prim’ordine della Rome, fino alla sua fuga a bordo di un carro carico di maiali, perché il film deve pur terminare. Molti sottintesi sociopolitici, ma anche tanto clima da helzapoppin sessantottino condizionato da una cultura figlia di Andy Warhol, per un film ermetico e confuso che si apprezza più per il significante che per il significato. Una commedia teatrale che racconta le peripezie di una donna ingenua catapultata in un mondo ignoto, a contatto con il vizio, per far esplodere le contraddizioni di una società corrotta.


Un film non del tutto riuscito da ricordare per le prove magistrali di alcuni attori e per alcune sequenze surreali davvero ben girate. Mastroianni vestito da carabiniere che frusta la Rome, ma anche vestito con una pelle di tigre mentre tenta di saltarle addosso; Alvaro Vitali che tinge di azurro una coscia della Rome, Hugh Griffith che chiede come ultimo desiderio di ammirare un seno e poi l’organo sessuale della ragazza. “Ormai preferisce gli oggetti alle immagini”, dice un parente al capezzale, che ricorda quanto il vecchio abbia amato le opere d’arte. 


Roman Polanski è - come la Rome - al settimo film, ma non è certo uno sconosciuto, perché ha girato Per favore non mordermi sul collo (1967) e Rosemary’s Baby (1968). Ha dovuto subire il trauma irrecuperabile della sua vita: la barbara uccisione della giovanissima compagna Sharon Tate da parte di Charles Manson (1969). Che? risente della collaborazione con Gerard Brach e della profonda conoscenza del cinema di Roger Vadim. Un film piacevole ma complesso, nel quale non vanno cercati significati reconditi, molto meglio abbandonarsi al piacere delle immagini, gustare sequenze folli, a tratti geniali, situazioni divertenti e apologhi assurdi.  


Rassegna critica. Paolo Mereghetti (due stelle): “Commedia paradossale, surreale e sempre imprevedibile, servita da un cast in vena di divertirsi, in pratica la versione per adulti di Alice nel paese delle meraviglie. La villa sulla costiera amalfitana si trasforma in una specie di pianeta dell’assurdo (Rulli) che la presenza di un corpo estraneo dovrebbe mettere di fronte alle sue contraddizioni. Ma Polanski, che sembra ricercare lo spirito sarcastico e irrazionale dei suoi primi cortometraggi, non riesce davvero a scalfire l’universo di miti eroici e perversioni sessuali che mette in scena, e il film scivola verso una seconda parte ripetitiva e stanca. 


Restano le prove divertite degli attori e la bellezza - allora davvero solare - di Sydne Rome”. Morando Morandini (tre stelle per la critica, due per il pubblico): “parafrasi grottesca e ribalda di Alice nel paese delle meraviglie in chiave di parodia del sesso e delle sue perversioni. Film disorganico che alterna spunti comici irresistibili a cadute e ripetizioni nella seconda parte”. Pino Farinotti (tre stelle): “Il titolo stravagante si addice alla trama molto curiosa, che è forse la più piccante ed estroversa di Roman Polanski”. 

Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

 

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