domenica 7 giugno 2015

Il bacio (1974)

di Mario Lanfranchi



Regia: Mario Lanfranchi. Soggetto: Carolina Invernizio (Il bacio di una morta, libera riduzione). Sceneggiatura: Marino Lanfranchi, Pupi Avati. Montaggio: Luciano Anconetani. Fotografia: Claudio Collepiccolo (Technicolor). Musiche: Piero Piccioni. Edizioni Musicali: Euro Filmusic. Scene e Costumi: Giancarlo Bartolini Salimbeni. Organizzatore Generale: Mario Davidde. Direttore di Produzione: Pierluigi Ciariaci. Produzione: Inter Vision. Aiuto Regista. Lamberto Bava. Secondo Aiuto Regista: Antonio Avati. Operatore alla Macchina: Roberto Gengarelli. Coreografie: Alberto Testa. Effetti Speciali: Guido Massari. Fotografo di Scena: Francesco Bellomo. Teatri di Posa: Elios Film - R.P.A.. Doppiaggio: Fono Roma srl - C.D.. Interpreti: Maurizio Bonuglia, Eleonora Giorgi, Martine Beswick, Brian Deacon, Vladey Sheybal, Gianni Cavina, Tonino Pierfederici, Barbara Romana Calori, Massimo Girotti, Valentina Cortese, Franca Maresa, Glauco Scarlini, Luigi Zerbinati, Giovanni Vannini, Vittorio Fanfoni, Riccardo Berlingeri, Gabriele Bentivoglio, Alessandro Perrella, Corrado Annicelli, Edoardo Toniolo, Macia Pellegrini.


Il bacio è la terza versione del feuilleton Il bacio di una morta di Carolina Invernizio, dopo gli adattamenti di Guido Brignone (1949) e Carlo Infascelli (1973), penalizzato anche dal non poter usare il titolo integrale, vista la vicinanza temporale con la precedente pellicola. Non ci sono grandi differenze di soggetto tra il film di Infascelli e quello di Lanfranchi, a parte l’ambientazione veneziana, un duello alla pistola invece che alla spada e una sceneggiatura di stampo horror erotico. Lanfranchi - aiutato da Pupi Avati - giustifica meglio di Infascelli la passione improvvisa di un marito per una ballerina di night con l’escamotage delle messe nere e di una setta satanica guidata da una sorta di strega. Non solo. Il perfido gruppo di adoratori del demonio convince il conte che la moglie lo sta tradendo con il fratellastro e fa trapelare il sospetto di un incesto. 


Tutto segue i canoni del romanzo d’appendice, intrigato, contorto, ricco di sottotrame. Si comincia con Alfonso (Deacon), il fratellastro che torna a casa e si rende conto che Elena (Giorgi) è stata sepolta viva. Il film procede in un lungo flashback veneziano, narrando l’amore tra il conte Rambaldi (Bonuglia) ed Elena, la passione per Nara (Beswick), una ballerina di facili costumi, il timore del tradimento, il tentativo di liberarsi della moglie, il processo, la condanna della perfida amante e il ritorno a casa del conte, tra le braccia di Elena. 


Ottimi attori, anche tra le presenze di contorno: l’avatiano Gianni Cavina è il custode del cimitero che spalanca la bara di Elena ad Alfonso, Valentina Cortese è Madame Lixen, una sorta di strega lesbica che guida le messe sataniche, Massimo Girotti è il duca Dazzi che sfida a duello per amore il conte Rambaldi. Molto brava nel ruolo di Elena una giovanissima Eleonora Giorgi (21 anni), in uno dei primi ruoli importanti, dopo Appassionata (1974) di Gianluigi Caderone, che aveva scandalizzato la critica benpensante. Pure ne Il bacio registriamo un paio di sequenze erotiche, molto castigate. La giamaicana Martine Beswick (1941) - che un anno prima ci aveva deliziato in Ultimo tango a Zagarol (1973) di Nando Cicero, interpreta il suo ultimo film italiano e si congeda con una parte sexy e disinibita. 


Nel film di Infascelli il ruolo di Elena era ricoperto dall’esperta Silvia Dionisio e quello di Nara da Karin Schubert, ma le parti erotiche erano appena accennate. Valentina Cortese recita con impegno teatrale un complesso ruolo da megera lesbica che irretisce il conte, favorendo i piani di Nara. Il bacio presenta diversi pregi: atmosfera horror inquietante, erotismo torbido (sequenza hot Cortese - Beswick a rischio taglio censura, più ordinari i rapporti matrimoniali Bonuglia - Giorgi), fotografia ocra, ambientazione veneziana, sceneggiatura priva di buchi e montaggio rapido. 


L’originalità rispetto al film di Infascelli - e anche nei confronti del romanzo della Invernizio - sta nel ruolo di Valentina Cortese, poetessa maledetta che dirige una corte dei miracoli dedita a sesso, droga e messe nere. Molto ben strutturato il colpo di scena processuale con il ritorno della sepolta viva e la condanna della perfida amante. Lieto fine assicurato.


Vediamo la critica. Marco Giusti (Stracult): “Uscito un anno dopo Il bacio di una morta di Carlo Infascelli, e quindi penalizzato nel titolo (si ferma a Il bacio…), ma forse più interessante, anche per il cast che presenta e per la sua costruzione horror”. Morandini e Farinotti si limitano a citare la pellicola, a loro giudizio meritevole di una stella, massimo due. Paolo Mereghetti (una stella e mezzo): “Terza scatenata versione di Il bacio di una morta di Carolina Invernzio… Lanfranchi sfrutta discretamente calli e canali; scenografie e costumi (con la Beswick a metà strada tra Theda Bara e Vampira) sono uno spasso. Pupi Avati, sceneggiatore col regista, rispetta il materiale di appendice (duelli, processi, fantasmi, perdizioni e redenzioni) e calca la mano sul lato morboso (la Cortese che officia messe nere, presunti incesti, necrofilia). Il troppo comunque stroppia: a quale pubblico si rivolge un film così?”. Agli amanti del cinema di genere che non siamo più capaci di fare, rispondiamo.


Conosciamo il regista, seguendo il testo di Roberto Poppi. Mario Lanfranchi (Parma, 1927) è un autore televisivo di prosa, inchieste, programmi musicali, ma soprattutto uno dei più importanti registi italiani di opere liriche. Al cinema dal 1963, soprattutto per filmare opere liriche come La traviata (1966), interpretata dalla moglie, il soprano Anna Moffo. Lanfranchi è il primo a impegnarsi per rendere fruibile l’opera lirica al grande pubblico. Ricordiamo al cinema: La serva padrona (1963), Sentenza di morte (1967), Il bacio (1974), La padrona è servita (1975), Genova a mano armata (1976). Per gli ultimi tre film risulta anche produttore. In televisione: Ritorno dall’abisso (1963), Venezia, carnevale, un amore (1982).

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