giovedì 3 marzo 2016

Un giorno alla fine di ottobre (1977)

di Paolo Spinola


Annie Belle al telefono

Regia: Paolo Spinola. Soggetto: Paolo Spinola. Sceneggiatura: Poalo Spinola, Carlo Castellaneta. Musiche: Daniele Patucchi. Edizioni Musicali: Cam (Roma). Fotografia: Aldo Di Marcantonio. Scenografia: Carmelo Patrono. Montaggio: Vincenzo Verdecchi. Direttore di Produzione: Claudio Biondi. Aiuto Regista: Fritz Golner. Fonico: Ivo Morbidelli. Assistente Operatore: Sandro Battaglia. Doppiaggio: Sincrovox, diretto da Emilio Cigoli. Distribuzione: INC - Italnoleggio Cinematografico. Produzione: Bruno Ridolf. Casa di Produzione: Co. M. E. C.. Teatri di Posa, Colore, Suono: Cinecittà. Interpreti: Al Cliver (Pier Luigi Conti), Annie Belle, Mariangela Giordano, Violetta Chiarini, Livia Cerini, Filippo Panseca.

 Al Cliver (1951), il protagonista maschile
Paolo Spinola conclude la sua attività di regista con Un giorno alla fine di ottobre, scritto nel 1969 – in piena contestazione studentesca – ma girato soltanto alcuni anni dopo ed entrato in distribuzione nel 1977, quando i problemi erano altri, si parlava di terrorismo, non di scontri di piazza tra polizia ed extraparlamentari, tra studenti e forze dell’ordine. Un giorno alla fine di ottobre è comunque - al momento in cui scriviamo - il più raro e invedibile film di Spinola, al punto che ci siamo dovuti accontentare di un riversamento DVD da VHS di un’edizione doppiata in castigliano. Il film non guadagna dal pessimo doppiaggio iberico, perché sentire Al Cliver e Annie Belle esprimersi in un forbito spagnolo da Real Accademia non aiuta lo svilupparsi della storia e l’immedesimazione nella tematica contestatrice. Tra l’altro la solerte censura iberica concede il visto del Ministero della Cultura (numero 15861) sconsigliando la visione ai minori di anni 13. Film sessantottino, dunque, ma in definitiva storia d’amore e politica del 77, ché gli scontri di piazza non mancano neppure in quel periodo storico. Al Cliver è Lorenzo, dirigente in carriera alla Montedison di Milano, non troppo convinto del ruolo, innamorato della vita e delle belle donne. Mariangela Giordano è la sua segretaria - amante, che vede per lui un futuro radioso in azienda, vorrebbe sposarlo e intanto lo presenta ai genitori borghesi. Annie Belle è Cristina, la variabile impazzita, la ragazzina (figlia di borghesi) pervasa da idee contestatrici inculcate da un fratello movimentista finito in galera per aver compiuto espropri proletari.
 Annie Belle (1956), la protagonista femminile
Lorenzo s’innamora perdutamente di Cristina, dopo aver trascurato un’altra possibile conquista (Livia Cerini) e soprattutto il lavoro, ma la ragazza concede solo una notte d’amore in albergo, quindi si nega e si ritira nella solitudine della famiglia. Finale scontato con Al Cliver che corre nella notte a bordo di una moto, non rispetta uno stop e si schianta a gran velocità sulla fiancata di un camion. Paolo Spinola è un buon regista e anche questa storia presenta alcuni motivi di interesse, anche se resta il prodotto meno originale tra i suoi quattro lavori. Da un punto di vista tecnico abbiamo un intelligente uso del flashback, diversi split screen a tendina, insolite dissolvenze e persino una parte girata come se Al Cliver e Annie Belle fossero due personaggi dei cartoni animati. Fotografia autunnale con toni che tendono al giallo ocra,  visione di una Milano grigia e nebbiosa, tra parchi gelidi e traffico cittadino, metropolitane affollate e primi cartelli pubblicitari invasivi. Colonna sonora suadente, romantica, con toni di tromba e pianoforte.  Impostazione teatrale, dialoghi lunghi e forbiti, a tratti grondanti retorica, infarciti di accuse e contestazione nei confronti di un sistema marcio e consumista. Si ente la mano di Carlo Castellaneta (1930 - 2013) nella scrittura del testo e nella sceneggiatura, soprattutto l’influenza del romanzo Notti e nebbie (1975) da cui fu tratta una miniserie televisiva, diretta da Marco Tullio Giordana,  ambientata a Milano. Al Cliver interpreta un ruolo insolito, da seduttore e borghese pentito, mostra persino un nudo integrale dopo una doccia (forse in polemica con la commedia sexy che inflaziona il mercato di docce femminili) e interpreta alcune intense sequenze erotiche con la seducente Annie Belle. Commedia sviluppata secondo toni grotteschi: l’incontro con la ragazza per aver risposto a una chiamata taxi, l’intervista surreale sul traffico cittadino, i momenti di vita in fabbrica... Non mancano elementi drammatici, caratterizzati da attenzione sociale, come sequenze di scontri tra polizia e studenti, immagini d’epoca miscelate  con sequenze di fiction, oltre a una violenta aggressione di teppisti a una coppia che sta passeggiando.
 Il precedente film di Spinola (1969)
Un po’ datata la filippica antiborghese, portata avanti da una ragazzina che più borghese non si può, ma intrisa di idee contestatrici. Da citare la partecipazione dell’artista Filippo Panseca, nella parte di se stesso, che spiega il suo modo di fare pittura contestatrice, in funzione anticonsumistica e anticapitalistica. Film politico, dunque, forse il solo film politico di Spinola, che nei precedenti si era limitato ad analizzare introspettivamente complesse figure femminili in conflitto con la società. Pure qui il personaggio più interessante è caratterizzato da Annie Belle, ma la sua figura femminile risente di troppi cliché del periodo storico - è una ribelle anticonformista di maniera - ed è meno originale rispetto ai ritratti precedenti messi in campo da Spinola. Per aggiungere retorica al già visto abbiamo la figura di un aristocratico annoiato, invaghito della ragazza, ma impregnato di tendenze autodistruttive. In definitiva troppi i cliché espressi da Spinola per essere accettati: la ragazzina ribelle e rivoluzionaria figlia di buona famiglia, l’aristocratico corrotto che sente il peso della fine di un’epoca, il borghese che accetta la società ma va in crisi per colpa della ragazzina. La storia d’amore tra un borghese integrato e un’aspirante rivoluzionaria finisce con la ricerca del suicidio e il crollo delle certezze, come regola impone e come sceneggiatura prevedibile pedissequamente tratteggia. Pieno di difetti, certo, ma a suo modo interessante, da vedere come documento di un periodo storico.
Seguite la mia rubrica Cinema su Futuro Europa:
http://www.futuro-europa.it/category/dossier/cineteca

Nessun commento:

Posta un commento